Il romanzo di Olga Tokarczuk, scrittrice polacca vincitrice del premio Nobel per la letteratura nel 2018, ha catturato la mia attenzione fin dal titolo, quel profetico e inquietante rimando a un verso del poeta inglese William Blake: Guida il tuo carro sulle ossa dei morti è una fiaba macabra ambientata in un paesino di confine tra la Polonia e la Repubblica Ceca, un noir atipico e vagamente allucinato raccontato attraverso gli occhi di un’eccezionale protagonista.
Janina – ma guai a chiamarla col suo nome! – Duszejko è infatti indimenticabile nella sua stravaganza: anziana insegnante di inglese con la passione per le poesie di Blake e l’astrologia, nutre un profondissimo amore per gli animali, che la spinge a intraprendere vere e proprie crociate contro i cacciatori della zona. Quando una serie di morti turbano la quiete della valle di Kłodzko, la Duszejko si improvvisa investigatrice e avanza l’ipotesi che si tratti di omicidi perpetrati dagli animali selvatici per vendicarsi della crudeltà e della violenza umane. A uno scenario iniziale che sembra richiamare le fiabe del folklore polacco, tra il bianco della neve e il silenzio che ammanta ogni cosa, subentrano le tinte quasi grottesche di questo giallo particolarissimo e ammaliante, cadenzato sulle riflessioni di Janina e sui suoi incontri con altri, altrettanto eccentrici, personaggi.
La voce di Janina è buffa, ironica e commovente: combatte con orgoglio la sua battaglia persa contro la spavalda ferocia dell’uomo, riconosce la fraterna scintilla che accomuna uomini, animali e piante, ribattezza chiunque incontri con nomi che ne traducano l’anima in parole e si affanna attorno al calcolo degli oroscopi per tentare di comprendere l’inconoscibile, l’ordine che organizza il caos. La prosa delicata e visionaria della Tokarczuk è parte dell’incanto gotico e fiabesco di un romanzo che, attraverso l’ardente poesia della sua protagonista, parla di diritti degli animali, amore verso il prossimo e libertà individuale.